Medea per strada
da Euripide
con Elena Cotugno
parole di Fabrizio Sinisi ed Elena Cotugno
spazio scenico Filippo Sarcinelli
costumi Giuseppe Avallone ed Elena Cotugno
ideazione e regia Gianpiero Alighiero Borgia
Medea per strada non è semplicemente uno spettacolo: è un’esperienza che ci ha attraversato e che speriamo attraversi e scuota allo stesso modo anche il pubblico che ci segue.
Abbiamo provato a narrare la storia di alcune migliaia di esseri umani partiti dal loro paese con il sogno di una vita migliore in Italia. Un sogno che si è frantumato al contatto con una realtà durissima da vivere. Dal complesso tema delle migrazioni abbiamo scelto di raccontare il fenomeno che riguarda quelle donne, estranee ma in qualche modo familiari, che vediamo con la coda dell’occhio quando viaggiamo per le strade di ogni città: le donne diventate schiave nel racket della prostituzione.
Il testo scritto cui sono approdati Fabrizio Sinisi ed Elena Cotugno si pone nel solco delle libere riscritture del mito di Medea, rivela allo spettatore d’oggi la “tragedia dello straniero” con la forza del mito greco.
Quello che proponiamo al pubblico è una esperienza che va oltre il semplice assistere ad uno spettacolo teatrale. Gli spettatori, non più di sette, vengono invitati a salire su un furgoncino, un vecchio ferro del ’94 allestito da Filippo Sarcinelli che rievoca un teatrino, oppure un postribolo viaggiante.
Il furgone parte e percorre la strada, non una ma tutte le strade della prostituzione. Ogni città ne ha una: Via Ripamonti, Viale Cristoforo Colombo, Statale 231, Riviera Nord, Lungo mare Canepa. L’attrice, Elena Cotugno, sale come una di quelle e ci racconta la storia di una giovane migrante, scappata dal proprio paese, arrivata in Italia e finita a prostituirsi per amore di un uomo da cui si crede ricambiata e da cui ha due figli.
In ogni città ci lasciamo condurre dalle associazioni che si occupano di tratta e prostituzione in un viaggio attraverso quei luoghi, raccogliendo storie, osservando come il fenomeno cambi pur restando sempre fedele agli stessi rituali: abbordaggio, contrattazione, consumo della prestazione. Ci sono roulotte, ombrelloni, furgoni, fuochi, luoghi di avvicinamento, di sfruttamento e schiavitù.
L’empatia che si crea nel furgone tra quelle otto persone determina la replica. All’interno del veicolo scorre un racconto interiore, intimo e mitico a un tempo. All’esterno scorre la strada, quella stessa che tutti i giorni ci risulta indifferente e che così prende un senso.
È l’estremizzazione di una poetica ventennale nella quale, sin dal lavoro dell’attore, che non interpreta e non s’immedesima ma convive con il personaggio e tende a coincidere con esso, utilizziamo il reale nell’immaginario e l’immaginario nel reale, elementi del passato nel presente e del presente nel passato, temi sociali nel teatro d’arte e momenti di teatro d’arte nell’azione sociale, cercando un senso dove non ci appare e cercando d’infrangerlo dove ci pare troppo cristallizzato.
Infine, è stato possibile sviluppare il progetto, anche e soprattutto, grazie a un lungo e intenso percorso di approfondimento e mesi di volontariato sul campo che Elena Cotugno tuttora prosegue a fianco di assistenti sociali e associazioni che si occupano dell’assistenza in strada e del tentativo di recupero di queste donne. Agli operatori sociali che ci hanno aiutato va un ringraziamento speciale soprattutto per l’incredibile lavoro che fanno ai confini dello stato e del vivere civile.
Ci hanno permesso di accompagnarli sulle strade durante le operazioni di assistenza, di parlare con le ragazze e di confrontarci con il fenomeno in prima persona, nel rispetto di tutti, di mantenere viva la voglia di raccontare un mondo sterminato di viaggi e di schiavitù, di non chiudere gli occhi, le orecchie, la bocca.
Medea per strada [qui Scheda artistica]