Corato, Statale 231
Medea per Strada non è semplicemente uno spettacolo: è un’esperienza che ci ha attraversato e che desideriamo attraversi e scuota anche il pubblico. Abbiamo provato a leggere e a raccontare oltre la superficie la storia di alcune migliaia di esseri umani, partiti dai loro paesi con un sogno che all’arrivo qui in Italia si è rivelato un incubo. Nel grande mare del tema delle migrazioni, abbiamo messo a fuoco il fenomeno che riguarda quelle donne straniere, sconosciute eppure in qualche modo famigliari come elementi dell’arredo urbano cui siamo abituati, che popolano le nostre strade. Donne partite alla ricerca di una vita migliore e invece ritrovatesi nel racket della schiavitù della prostituzione.
La drammaturgia che ne è nata, scritta da Fabrizio Sinisi e dalla stessa Cotugno, si pone nel solco delle libere riscritture del mito di Medea, rivelando allo spettatore d’oggi la “tragedia dello straniero” con la forza del mito greco. Si racconta la storia di una giovane migrante, scappata dal proprio paese, arrivata in Italia e finita a prostituirsi per amore di un uomo da cui si crede ricambiata e da cui ha due figli.
L’ambientazione è la strada, non una ma tutte le strade della prostituzione. Ogni città ne ha una con un nome diverso. Nel viaggio che il furgoncino compie registriamo i nomi delle vie della prostituzione: Viale Zara, Viale Cristoforo Colombo, Statale 98, Riviera Nord, lungo mare Canepa, Viale Novara, ecc… In ogni città ci lasciamo condurre dalle associazioni che si occupano di tratta e prostituzione, in un viaggio attraverso queste strade, raccogliendo storie, osservando come il fenomeno cambia di città in città, restando sempre fedele agli stessi rituali: abbordaggio, contrattazione, consumo della prestazione. Ci sono roulotte, ombrelloni, furgoni, fuochi, luoghi di avvicinamento, di sfruttamento e schiavitù.
Infine, è stato possibile sviluppare il progetto anche grazie a un lungo e intenso percorso di approfondimento e mesi di volontariato sul campo, che tuttora prosegue a fianco di assistenti sociali e associazioni che si occupano dell’assistenza in strada e del tentativo di recupero di alcune di queste donne.
Agli operatori delle associazioni va un ringraziamento speciale, perché ci hanno permesso di accompagnarli sulle strade durante le operazioni di assistenza , di parlare con le ragazze e di confrontarci con il fenomeno in prima persona nel rispetto di tutti. Ma anche di mantenere viva la voglia di raccontare un mondo sterminato di viaggi e di schiavitù, con il fine di impedire a chi ci ascolta di chiudere gli occhi, le orecchie, la bocca.
Gianpiero Alighiero Borgia